Monday 29 December 2008

Lucio Anneo Seneca, Lettere morali a Lucilio, II 8, 9; XXV 5

Dobbiamo sceglierci un uomo dabbene e tenere la sua immagine sempre davanti ai nostri occhi per vivere come se egli ci osservasse e fare ogni cosa come se ci vedesse. (...) o beato l'uomo che rende migliori gli altri non solo con la sua presenza, ma anche quando egli è nei loro pensieri! Beato chi è capace di essere così riverente verso un uomo da creare, anche soltanto con il suo ricordo, armonia e ordine interiore! chi è in grado di tributare tanto rispetto a una persona, ben presto sarà anch'egli degno di rispetto.

(...) c'è qualcosa che ci rende ancora più grandi nel vivere come se fossimo sotto gli occhi di un uomo virtuoso e costantemente presente (...)

Baldessar Castiglione, "Il Libro del Cortegiano" (1528), XXVI

Chi adunque vorrà esser bon discipulo, oltre al far le cose bene, sempre ha da metter ogni diligenzia per assimigliarsi al maestro e, se possibil fosse, transformarsi in lui. E quando già si sente aver fatto profitto, giova molto veder diversi omini di tal professione e, governandosi con quel bon giudicio che sempre gli ha da esser guida, andar scegliendo or da un or da un altro varie cose. E come la pecchia ne' verdi prati sempre tra l'erbe va carpendo i fiori, cosí il nostro cortegiano averà da rubare questa grazia da que' che a lui parerà che la tenghino e da ciascun quella parte che piú sarà laudevole; e non far come un amico nostro, che voi tutti conoscete, che si pensava esser molto simile al re Ferrando minore d'Aragona, né in altro avea posto cura d'imitarlo, che nel spesso alzare il capo, torzendo una parte della bocca, il qual costume il re avea contratto cosí da infirmità. E di questi molti si ritrovano, che pensan far assai, pur che sian simili a un grand'omo in qualche cosa; e spesso si appigliano a quella che in colui è sola viciosa. Ma avendo io già piú volte pensato meco onde nasca questa grazia, lasciando quelli che dalle stelle l'hanno, trovo una regula universalissima, la qual mi par valer circa questo in tutte le cose umane che si facciano o dicano piú che alcuna altra, e ciò è fuggir quanto piú si po, e come un asperissimo e pericoloso scoglio, la affettazione; e, per dir forse una nova parola, usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l'arte e dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi assai la grazia; perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera grandissima maraviglia; e per lo contrario il sforzare e, come si dice, tirar per i capegli dà somma disgrazia e fa estimar poco ogni cosa, per grande ch'ella si sia. Però si po dir quella esser vera arte che non pare esser arte; né piú in altro si ha da poner studio, che nel nasconderla: perché se è scoperta, leva in tutto il credito e fa l'omo poco estimato. E ricordomi io già aver letto esser stati alcuni antichi oratori eccellentissimi, i quali tra le altre loro industrie sforzavansi di far credere ad ognuno sé non aver notizia alcuna di lettere; e dissimulando il sapere mostravan le loro orazioni esser fatte simplicissimamente, e piú tosto secondo che loro porgea la natura e la verità, che 'l studio e l'arte; la qual se fosse stata conosciuta, aría dato dubbio negli animi del populo di non dover esser da quella ingannati. Vedete adunque come il mostrar l'arte ed un cosí intento studio levi la grazia d'ogni cosa. Qual di voi è che non rida quando il nostro messer Pierpaulo danza alla foggia sua, con que' saltetti e gambe stirate in punta di piede, senza mover la testa, come se tutto fosse un legno, con tanta attenzione, che di certo pare che vada numerando i passi? Qual occhio è cosí cieco, che non vegga in questo la disgrazia della affettazione? e la grazia in molti omini e donne che sono qui presenti, di quella sprezzata desinvoltura (ché nei movimenti del corpo molti cosí la chiamano), con un parlar o ridere o adattarsi, mostrando non estimar e pensar piú ad ogni altra cosa che a quello, per far credere a chi vede quasi di non saper né poter errare?

serti fioriti








Saturday 29 November 2008

Virgilio, Bucoliche, Egloga IV, 4-10

" ... Ultima Cymaei venit iam carminis aetas,
magnus ab integro saeclorum nascitur ordo;
iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna,
iam nova progenies caelo demittitur alto.
Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum
desinet ac toto surget gens aurea mundo,
casta fave Lucina; tuus iam regnat Apollo ... "

Friday 29 August 2008

joachim du bellay (1522-1560), sonetto 26, 9-14

Roma è tutto il mondo e tutto il mondo è roma.
E se si chiamano con gli stessi nomi le stesse cose,
si potrebbe rinunciare al nome di Roma,
chiamandola con il nome della terra e del mare,
così anche il mondo può essere misurato su Roma,
poiché la pianta di Roma è la carta del mondo.

Saturday 23 August 2008

francesco petrarca, familiarium rerum, vi, 2, 120-121


QUIS ENIM DUBITARE POTEST
QUIN ILLICO SURRECTURA SIT,
SI CEPERIT SE ROMA COGNOSCERE

(chi potrebbe dubitare che roma
resusciterebbe immediatamente
se cominciasse a conoscersi?)

Saturday 2 August 2008

riversando il genio nel sacro fuoco di vesta




scandito il septimontium
inverate le virtù private
risalito il tevere per le celesti rotae
farsi infine cornucopia vivente
e, lare pubblico,
restituire a roma
il nutrimento ricevuto
proiettando dall'oculos luna/sol
tutte le virtù condivise
per l'incremento del bene comune

Monday 28 July 2008

sacred twins















farro, sale e acqua



misteryum magnum et tremendum

aventino
celio
palatino
campidoglio
esquilino
viminale
quirinale

tarquinio il superbo
servio tullio
tarquinio prisco
anco marzio
tullo ostilio
numa pompilio
romolo/quirino

severitas - veritas
prudentia - salubritas
industria - pietas
honestas - humanitas
frugalitas - gravitas
dignitas - firmitas
auctoritas / comitas - clementia

abundantia aequitas concordia felicitas fides fortuna genio
hilaritas iustitia laetitia liberalitas libertas nobilitas ops
patientia pax providentia salus securitas spes uberitas
VIRTUS

saturno
venere
giove
mercurio
marte
sole
luna


Thursday 24 July 2008

claudio rutilio namaziano, de reditu suo, I

























Exaudi, regina tui pulcherrima mundi,
inter sidereos, Roma, recepta polos;
exaudi, genetrix hominum genetrixque deorum:
Non procul a caelo per tua templa sumus.
Te canimus semperque, sinent dum fata, canemus:
Sospes nemo potest immemor esse tui.
Obruerint citius scelerata oblivia solem
quam tuus e nostro corde recedat honos.
Nam solis radiis aequalia munera tendis,
qua circumfusus fluctuat Oceanus;
volitur ipse tibi, qui continet omnia, Phoebus
eque tuis ortos in tua condit equos.
Te non flammigeris Libye tardavit arenis;
non armata suo reppulit ursa gelu:
Quantum vitalis natura tetendit in axes,
tantum virtuti pervia terrae tuae.
Fecisti patriam diversis gentibus unam;
profuit iniustis te dominante capi;
dumque offers victis proprii consortia iuris,
Urbem fecisti, quod prius orbis erat.
Auctores generis Venerem Martemque fatemur,
aeneadum matrem Romulidumque patrem.
Mitigat armatas victris clementia vires:
convenit in mores nomen utrumque tuos.
Hins tibi certandi bona parcendique voluptas:
quos timuit superat, quos superavit amat.

villa gregoriana, tivoli (roma)

iam adveniat tempus


Orazio, Carmen secolare



















Phoebe silvarum que potens Diana,
Lucidum caeli decus, o colendi
Semper et culti, date quae precamur
Tempore sacro,
Quo Sibyllini monuere versus
Virgines lectas pueros que castos
Dis, quibus septem placuere colles,
Dicere carmen.
Alme Sol, curru nitido diem qui
Promis et celas alius que et idem
Nasceris, possis nihil urbe Roma
Visere maius.

Cicero, De domo sua, 1





Cum molta divinitus, pontifices, a maioribus nostris inventa atque instituta sunt, tum nihil praeclarius quam quod eosdem et religionibus deorum immortalium et summae reipublicae praeesse voluerunt, ut amplissimi et clarissimi cives rem publicam bene gerendo religiones, religionibus sapienter interpretando rem publicam conservarent.

Wednesday 23 July 2008

iovis omnia plena

veiovis: the roman "vajrapani"



the she-wolf, the buddha, the lama

Aristotele, Retorica - II



Quae valde longe sunt non timentur:
sciunt enim omnes, quod morientur;
sed quia non prope est, nihil curant.

Tuesday 22 July 2008

C. Velleio Patercolo, anno DCCLXXXIII (30 e.v.)





















CXXXI. (...) Iuppiter Capitoline, et auctor as stator Romani nominis Gradiue Mars, perpetuorumque custos Vesta ignium et quidquid numinum hanc Romani imperii molem in amplissimum terrarum orbis fastigium extulit, uos publica uoce obtestor atque precor: custodite, seruate, protegite hunc statum, hanc pacem, eique functo longissima statione mortali destinate successores quam serissimos, sed eos quorum ceruices tam fortiter sustinendo terrarum orbis imperio sufficiant quam huius suffecisse sensimus, consiliaque omnium ciuium aut pia .


Livio, Ab Urbe Condita - Liber VIII


NON SIGNA, NON ORDINES SERVENT LATROCINII MODO CÆCA ET FORTUITA
PRO SOLLEMNI ET SACRATA MILITIA SIT

Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Libro III, 36


E puossi per questo testo adunque,
facilmente vedere se la milizia de' nostri tempi
è cieca e fortuita, o sacrata e solenne;
e quanto le manca a essere simile a quella che si può chiamare milizia; e quanto ella è discosto da essere furiosa ed ordinata, come la romana,
o furiosa solo, come la franciosa.

Niccolò Machiavelli

Lucrezio




È dolce, quando i venti sconvolgono le distese del vasto mare,
guardare da terra il grande travaglio di altri;
non perché l'altrui tormento procuri giocondo diletto,
bensì perché t'allieta vedere da quali affanni sei immune.

È dolce anche guardare le grandi contese di guerra
ingaggiate in campo, senza alcuna tua parte di pericolo.

Ma nulla è più dolce che abitare là in alto i templi sereni
del cielo saldamente fondati sulla dottrina dei sapienti,
da dove tu possa abbassare lo sguardo sugli altri e vederli
errare smarriti cercando qua e là il sentiero della vita,
gareggiare d'ingegno, competere per nobiltà di sangue,
e sforzarsi giorno e notte con straordinaria fatica
di giungere a eccelsa opulenza e d'impadronirsi del potere.

O misere menti degli uomini, o animi ciechi!
In quale tenebrosa esistenza e fra quanto grande pericoli
si trascorre questa breve vita! Come non vedere
che null'altro la natura ci chiede con grida imperiose,
se non che il corpo sia esente dal dolore, e nell'anima goda
d'un senso gioioso sgombra da affanni e timori?

Sutra Cordis Magnae Sapientiae Transcendentis





OM - LAUDETUR DOMINA NOBILISSIMA
SAPIENTIA TRANSCENDENS




Sutra Cordis Magnae Sapientiae Transcendentis.

Bodhisattva Avalokita,
profundam Sapientiam transcendentem excolens,
quinque complexuum vacuam naturam conspexit,
et hoc modo omnes dolores superavit.

- Shariputra, forma dissimilis non est vacuitatis,
vacuitas dissimilis formae non est.
Forma est vacuitas, vacuitas forma est.
Idem accidit sensibus, perceptionibus, propensionibus, conscientiis.

- Shariputra, omnia phaenomena natura vacua sunt:
non nata neque exstincta, non pura neque impura,
non crescentia neque decrescentia.
Ideo in vacuitate
forma, sensus, perceptio, propensio, conscientia non est;
non oculus, auris, nasus, lingua, corpus, mens;
non species, sonus, odor, sapor, contactus, notio.
Sensus videndi non est, neque alia elementa huius generis
usque ad mentis conscientiam.
Ignorantia non est, neque finis eius, aliaque huius generis
usque ad senectutem et mortem, neque finis eorum est.
Labor non est, non causa, non exitus, non Via.
Scientia non est, neque adeptio.
Cum nihil adipiscendum sit
bodhisattva Sapientia transcendente nisus,
animo libero ab impedimentis vivit.
Impedimentis non obstantibus nulla timet,
falsas cogitationes relinquit et summum Nirvana fit.
Cum Sapientia transcendente nitantur, omnes Buddha trium temporum
perfectam Illuminationem consequuntur.
Scito igitur Sapientiam transcendentem
sublimem mantra esse, mantra magnum et fulgentem,
maximum mantra, mantra sine aequali,
quod omnes labores dissolvere potest.
Verum est, sine errore.
Proinde mantra Sapientiae transcendentis ita pronuntia:

GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA! (x3)
(Ivit, ivit, transivit, totum transivit, Illuminatio tum sit!)

TABULA SMARAGDINA




Verum sine mendacio certum et verissimum









Quod est inferius est sicut quod est superius
et quod est superius est sicut quod est inferius
ad perpretranda miracula rei unius

Et sicut omnes res fuerunt ab uno meditatione unius
sic omnes res natae fuerunt ab hac una re adaptatione

Pater eius est sol mater eius est luna
portavit illud ventus in ventre suo
nutrix eius terra est

Pater omnes thelesmi totius mundi est hic

Vis eius integra est si versa fuerit in terram

Separabis terram ab igne
subtile a spisso
suaviter cum magno ingenio

Ascendit a terra in coelum
iterumque descendit in terram
et recepit vis superiorum et inferiorum
sic habebis gloriam totius mundi
ideo fugiat a te omnis obscuritas

Hic est totius fortitudinis fortitude fontis
quia vincet omnem rem subtilem
omnemque solidam penetrabit

Sic mundus creatus est

Hinc adaptatione erunt mirabiles
quorum modus est hic

Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus
habes tres partes philosophiae totius mundi

Completum est quod dixi de operatione solis.

APOTEOSI

















Divi

* Giulio Cesare (15 / 3)
* Augusto (23 / 11)
* Claudio (10 / 5)
* Vespasiano (17 / 11)
* Tito (30 / 12)
* Nerva (8 / 11)
* Traiano - Pompeia Plotina (18 / 9)
* Adriano - Vibia Sabina (24 / 1)
* Antonino Pio - Annia Galeria (Faustina Maggiore) (19 / 9)
* Marco Aurelio - Annia Galeria (Faustina Minore) (26 / 4)
* Lucio Vero (15 / 12)
* Pertinace (1 / 8)
* Settimio Severo (10 / 4)
* Alessandro Severo (1 / 10)
* Gordiano III (20 / 12)
* Aureliano (8 / 9)

Orphei Carmina, XIV – Iovis

Iuppiter valde honorande, incorruptibilis, hoc tibi nos
testimonium reddimus liberatorium et votum.
O rex, per tuum caput apparuere haec facile
terra dea mater monitumque altisona iuga
et pontus et omnia, quaecumque coelum intus ordine continet.
Iuppiter Saturnie, sceptritenens, descensor, magnanime,
omniparens, principium omnium omniumque finis,
concussor terrae, auctor, purgator, omnia quatiens,
fulgurator, tonans, fulminator, native Iuppiter:
audi me, diversiformis, daque salubritatem inculpabilem
pacemque deam et divitiarum gloriam iustam.

if there were no rome, i'd dream of her


















Julius Caesar: Rome is the mob.
Marcus Licinius Crassus: No! Rome is an eternal thought in the mind of God.
Julius Caesar: I'd no idea you'd grown religious.
Marcus Licinius Crassus: [laughs] It doesn't matter. If there were no gods at all I'd still revere them. If there were no Rome, I'd dream of her.

(Stanley Kubrick's Spartacus)